Risoluzione, margini, colori: gli errori da evitare prima di stampare

Se c’è una cosa che chi lavora con la grafica, l’editoria o semplicemente con materiali destinati alla stampa impara in fretta, è che la stampante non mente. Quello che vedi sullo schermo può sembrare perfetto: nitido, centrato, brillante. Ma poi arriva quel momento in cui premi “stampa” — o peggio, invii il file alla tipografia — e ti rendi conto che qualcosa non torna. Colori spenti, testi tagliati, immagini sfocate. Lì capisci che non bastano buon gusto e creatività: serve anche tecnica, e soprattutto attenzione ai dettagli.
Tre sono gli errori più comuni che rischiano di mandare all’aria anche il progetto più curato: risoluzione insufficiente, margini impostati male e gestione sbagliata dei colori. Sembrano dettagli, ma non lo sono. Una foto sgranata su una copertina, un titolo decentrato, o un rosso che in stampa vira sull’arancio… sono piccoli grandi disastri che fanno la differenza tra un lavoro amatoriale e uno professionale.
Eppure, la buona notizia è che la maggior parte di questi problemi si può evitare. Come? Con un pizzico di metodo, una checklist mentale da spuntare prima dell’invio in stampa e — soprattutto — la consapevolezza che il file finale deve parlare il linguaggio della carta, non quello dello schermo.
Risoluzione, margini, abbondanze: tutto quello che il digitale non ti dice
Cominciamo dalla risoluzione. Qui il concetto è semplice: ciò che appare nitido sul monitor, non sempre lo sarà su carta. La regola d’oro è lavorare sempre con 300 DPI (punti per pollice) se l’elaborato è destinato alla stampa. Non importa se sullo schermo l’immagine sembra perfetta anche a 72 DPI: al momento della stampa, quei dettagli che sul display sembrano trascurabili, diventeranno evidenti come un pugno nell’occhio. E se l’immagine è stata scaricata da internet, controlla bene: molte foto in rete sono ottimizzate per il web, non per la stampa.
Passiamo ai margini e abbondanze, che spesso vengono dimenticati da chi è meno esperto. Il margine interno, o margine di sicurezza, serve a evitare che testi o elementi importanti finiscano troppo vicino al bordo e vengano tagliati. Generalmente, si consiglia di tenersi almeno 5 mm all’interno del formato finito. Poi c’è il discorso dell’abbondanza, o “bleed”, fondamentale se il tuo file ha sfondi o immagini che arrivano al vivo. In quel caso, bisogna estendere il contenuto di almeno 3 mm oltre il bordo del formato di stampa, per compensare eventuali imprecisioni del taglio. Se dimentichi di aggiungerla, rischi di ritrovarti con bordi bianchi non voluti o tagli sbilenchi.
Altro errore da manuale: preparare il file solo nel formato finito, senza considerare né margini né abbondanze, e poi sperare che la tipografia “sistemi tutto”. Spoiler: non è detto che lo faccia. E se lo fa, potrebbe modificare il tuo layout senza che tu possa approvarlo.
Colori che cambiano, font che saltano e PDF sbagliati: come evitare le trappole finali
Ultimo ma non meno importante: la gestione del colore. Chi lavora in digitale è abituato a vedere tutto in RGB, il profilo colore dei monitor. Ma le stampanti — e le tipografie — lavorano in CMYK. Il problema è che alcuni colori RGB semplicemente non esistono in CMYK. Risultato? Il verde acceso che hai scelto potrebbe diventare un verde fango. Il blu elettrico potrebbe spegnersi. E no, non basta convertire il file in CMYK all’ultimo momento: il rischio è che i colori risultino alterati e poco fedeli all’originale. Meglio partire da subito con un file settato in CMYK, o almeno fare delle prove di conversione in anticipo per capire come cambierà la palette in fase di stampa.
Un’altra insidia riguarda i font. Anche se il file è perfetto, basta un carattere non incorporato per far saltare tutto: il computer che riceve il file potrebbe sostituirlo con un font generico, sballando tutto l’impaginato. La soluzione è semplice: incorpora i font nel PDF, oppure — ancora meglio — converti i testi in tracciati. Così sei sicuro che nulla si sposterà, anche su altri dispositivi.
E parlando di PDF: non tutti i PDF sono uguali. Per la stampa professionale, è buona norma esportare il file con le impostazioni “PDF/X-1a:2001”, che garantiscono una compatibilità elevata con i flussi di stampa, incorporano font e immagini, e mantengono il profilo colore corretto. Se non sai come fare, chiedi al tuo stampatore quali sono le specifiche richieste: ogni tipografia ha le sue preferenze, ed è sempre meglio chiarirle prima.